MY FAVORITE DRAMAS OF 2020: IV PLACE

 





Quest'anno mi sono esclusivamente dedicata alla visione di serie cinesi. Per la verità, non ho più speso molto tempo su drama prodotti in altri paesi da quando rimasi folgorata da The Untamed nell'estate del 2019. Guardian, Detective L, Fairyland Lovers, Princess Silver, Love better than Immortality, Oh my Emperor!, Joy of Life, S.C.I., The Story of Ming Lan, My True Friend, il favoloso Ashes of Love, il capolavoro Princess Agents e molti altri seguirono a ruota, e da allora sono rimasta felice prigioniera di un intrigante mondo! Le serie in costume cinesi tolgono il fiato (leggere, drammatiche o abbinate al genere folk-fantasy, i costumi, le ambientazioni ed i riferimenti storici affascinano irrimediabilmente), mentre quelle contemporanee consentono di sbirciare (attendo con trepidazione il momento in cui potrò osservare dal vero) una piccola fetta di un mondo, ancorché filtrato dalla macchina mediatica, di cui pochissimi conoscono la complessa realtà storico-politica e sociale. Dopo tutto stiamo parlando di un amalgama di ben 55 nazionalità su di un territorio di poco inferiore all'estensione dell'Europa! Oggi, fortunatamente, all'interno dell'emisfero delle nuove generazioni in rete - ed ovviamente tra le menti meno sclerotiche - gli anacronistici, disinformati e talvolta volutamente calunniosi luoghi comuni stanno cadendo uno ad uno grazie alla spinta di una Cina contemporanea aperta, all'avanguardia, assai più libera di quel che si crede e ricchissima di fermenti artistici di ogni tipo, anche underground. Certamente siamo di fronte ad una Cina che sino ad un paio di decenni fa può aver ancora guardato con incredulità, sgomento ed un po' di comprensibile sussiego ciò che altre nazioni asiatiche occidentalizzate sono riuscite a fare per guadagnarsi la nostra attenzione (e spesso una devozione carente di oggettività), ma che ha imparato in fretta lezioni utili e fortunate. Come diceva Confucio, il vero maestro non smette mai d'imparare...

Soggette alla supervisione da parte dell'organo predisposto alla censura di messaggi ritenuti troppo distanti dalla linea governativa (peraltro assai ammorbidita), oggi le serie televisive e quelle create appositamente per lo streaming in rete costituiscono un popolarissimo e potente strumento per invogliare il mondo intero a scoprire sia la nuova che la vecchia Cina. Il numero di netizens che, appassionati da tempo di J-drama e K-drama, sono diventati anche entusiasti seguaci dei C-drama si sta allargando a macchia d'olio. Oggi, al fortunato cinema di nicchia, seguitassimo da oramai mezzo secolo, incentrato attorno alle arti marziali (il culto di Bruce Lee non si estinguerà mai, la serie di IP Man continua ad avere un successo planetario, i film sullo straordinario Kung Fu dei monaci Shaolin attirano sempre nuovi seguaci, Jacky Chan è tuttora sulla cresta dell'onda con l'ultima uscita Vengeance, e via dicendo...) si aggiungono ora svariati generi e sottogeneri made in China a cui accostarsi: si va dalla novella in rete al fumetto ed al cartone animato, per arrivare al live-action ed alle serie. Esiste dunque un mondo che tanto sotterraneo non è, se si considera che i C-drama più seguiti di questi ultimi anni hanno raggiunto oltre decine di MILIARDI di click online!

Quest'anno ho dedicato meno attenzione alle serie ambientate ai nostri giorni. Ho iniziato Love is Sweet perchè adoro Luo Yunxi (indimenticabile in Ashes of Love!) ma dopo 7 puntate ho perso interesse. Il tanto atteso Reunion: The Sound of the Providence della saga The Lost Tomb con Zhou Yi Long e Huang Jun Jie si è rivelato una vera e propria tortura sotto vari punti di vista. Inizierò tra poco To Love con il bravissimo Lin Geng Xin (protagonista con Shawn Duo del capolavoro assoluto tra i C-drama, Princess Agents), drama cha ha ricevuto un ottimo successo di critica e di pubblico, cosí come Hikaru No Go, che cercherò sicuramente di visionare, ma ovviamente non sono nella posizione di esprimere giudizio alcuno su questi ultimi. Ho invece prestato particolare attenzione alle serie in costume, a partire da quelle comico-romantiche, come In a Class of Her Own con l'adorabile Wang Rui Chang, The Romance of Tiger and Rose con la straordinaria, simpaticissima Rosy Zhao, il gradevolissimo General's Lady con Caesar Wu, o Marry Me con un altro adorabile attore, Xing Zhao Lin (male lead nel bellissimo The Eternal Love 1 & 2). Sono stati i drammi più complessi tuttavia a procurarmi le emozioni più forti e durature, pertanto proprio da questi ultimi vado a pescare la mia TOP THREE per il 2020, con l'aggiunta di un posto d'onore che va a...



THE LEGEND OF XIAO CHUO 





Decisione controversa ma ferma nel porre THE LEGEND OF XIAO CHUO al IV posto della mia classifica di preferenze. Perché controversa? Per due motivi. Primo: ho DOVUTO assegnare in extremis una graduatoria più alta ad una serie che non ho ancora terminato di vedere! Secondo: la critica è stata molto severa nei confronti di un drama che avrebbe potuto essere sensazionale, ma che alla fine ha deluso alcuni per via di una trama eccessivamente ricca di episodi irrazionali ed irritanti. Personalmente, nonostante vi siano stati momenti in cui avrei voluto buttarmi sulla scena per far entrare un po' di buon senso nelle teste di tutti i protagonisti, nessuno escluso, ho apprezzato moltissimo la storia perché...




Il romanzo da cui è stata tratta la serie narra della Imperatrice Khitan (all'epoca in cui la popolazione era di stanza in Manciuria, nord-est della Cina) Chengtian, ovvero Piccola Yanyan (Xiao Yanyan), la minore di tre sorelle. Si tratta dunque di un personaggio realmente esistito (953-1009dC) ma ovviamente avvolto nel folklore. In particolare, sopravvive sino ad oggi la leggenda della sua epica storia d'amore con il valoroso ministro e generale Han Derang. Nei documenti storici esiste realmente traccia del suo precoce fidanzamento con Derang, rampollo di una famiglia di origine cinese Han fedele ai reali Khitan. Il clan degli Han, capeggiati da un prestigioso consigliere di corte, aiuteranno Mingyi (ovvero l'Imperatore Jingsong) ad ascendere al trono, a discapito di altre due bellicose famiglie nobili Khitan aspiranti ad impugnare lo scettro.




Han Derang (Shawn Duo) e Mingyi (Kevin Tan) sono amici fraterni, sino a che quest'ultimo s'innamora di Yanyan (Tiffany Tang), identificando nel suo spirito libero e ribelle, tenace e coraggioso, e soprattutto nella sua intelligenza ed integrità, l'imperatrice ideale con cui condividere la guida di un paese bisognoso di urgenti ma impopolari riforme. Mingyi è costretto da una malattia terminale ad essere lungimirante al punto non solo di vedere in Yanyan un'imperatrice reggente in grado di sostituirlo al momento del bisogno, ma di favorire, una volta che la coppia di fidanzati viene brutalmente separata, il consolidamento della relazione platonica tra i due ex, al fine di continuare a mantenere al servizio della corona il talento di Han Derang. Parrebbe un piano cinico e subdolo, ma Mingyi ama realmente il proprio paese: anch'egli è in realtà una figura tragica dalle sfaccettature psicologiche profonde. 





Rassegnata al proprio destino, la nuova Imperatrice si affeziona realmente a Mingyi, e gli darà un erede. Nel frattempo, s'intrecciano le storie delle sue due sorelle, sposate con principi di clan potenti che s'arrogano il diritto al trono e passano l'esistenza ad ordire trame per assassinare Mingyi, la cui vita si prolunga più del previsto. Il profondo legame affettivo tra le tre sorelle presto s'incrina, rivelando al contempo situazioni paradossali (i suddetti difetti di trama) che, non fosse per l'epicità della storia nel suo complesso, ed il magnetismo dei personaggi principali, mi avrebbero probabilmente indotta a cestinare la serie. Un esempio eclatante è il continuo perdonare il Principe Song, colpevole di aperti tentativi di assassinare l'Imperatore e l'Imperatrice: normalmente  si tratta di un crimine da pena capitale, ma no... per l'amore della sorella Wuguli, peraltro ambiziosa e materialista, Yanyan lo fa incredibilmente perdonare più di una volta, allungando così la serie di almeno una ventina di puntate! 




Una curiosità. Nella complessa ed affascinante millenaria storia della Cina troviamo un altro trio di sorelle amiche/nemiche a dominare la politica del paese in modo determinante, questa volta in tempi ben più recenti, ovvero tra la fine dell'impero e l'instaurazione del comunismo. A tal proposito, consiglio caldamente il romanzo storico di Jung Chang, Le Signore di Shanghai (Longanesi, 2019): anche se non brilla sempre d'imparzialità, si tratta di una lettura illuminante ed appassionante.







Tornando ai momenti assurdi che infestano una serie altresì interessante ed avvincente, tra questi spicca il comportamento della sorella maggiore Hu Nian. Già vedova (l'amato marito Yelü Yansage, anch'egli colpevole di ribellione, viene ucciso in una schermaglia armata proprio da Yanyan per proteggere Han Derang), la principessa incontra inaspettatamente l'amore in un giovane allevatore di cavalli delle praterie del nord dal carattere indomito ed irruente. Il ragazzo fa parte di una popolazione "barbara" e nulla sa delle rigide etichette di corte, cosa che indubbiamente contribuisce a far perdere la testa a Hu Nian, stanca degli intrighi delle caste nobili dai quali è fuggita. Eppure cosa fa?... Decide di portarlo con sé durante una sua visita a corte. Ovviamente, i modi rozzi ed incivili del ragazzo costernano tutti, ma è lui stesso a cacciarsi seriamente nei guai, sfoderando la spada davanti all''Imperatrice Reggente ed al figlio oramai Imperatore, facendo quindi una prevedibile brutta fine... Insomma, qui il buon senso latita a tal punto che mi son chiesta: è forse questo un modo per caratterizzare il burrascoso carattere delle popolazioni di origine mongola del nord della Cina? Si tratta della versione cinese Han del nostro modo stereotipato di interpretare, per esempio, il napoletano pigro e scanzonato o il siciliano tutto fuoco e gelosia? Ho il sospetto che possa essere una spiegazione per tanta inspiegabile insensatezza. 








Detto ciò, The Legend of Xiao Chuo mi ha tenuta in sospeso fino all'ultimo, e mi ha soddisfatta appieno per la colonna sonora gradevole, la bellezza dei luoghi, delle riprese, dei costumi e soprattutto per la storia d'amore tra Yanyan e Han Derang, interpretato dal bellissimo Shawn Duo. Se il famoso sorriso risplendente di quest'ultimo appare abbondantemente durante prime puntate, nelle quali s'innamora, corrisposto, dall'imprevedibile "maschiaccio" Yanyan, dal giorno in cui vengono separati (quasi perde la vita) il suo meraviglioso volto si scolpisce di malinconico dolore,  gli occhi allungati e sottili come quelli di un Buddha in meditazione, dietro una finta freddezza rivelano il dramma di una ferita che non riesce a rimarginarsi. Forzato in un matrimonio di convenienza, come in uso tra le nobiltà di qualsiasi latitudine ed epoca, egli rimane fedele alla sua Imperatrice, sino al momento in cui, oramai "anziani" (all'epoca, dopo i 40 si era già vecchi, difatti la vera imperatrice muore a 56 anni e Derang due anni dopo) possono finalmente divenire una coppia ufficiale. Il finale della serie è stato per me un punto dolente, perché qui si raggiunge l'apice di una struggente storia d'amore che sì è sopravvissuta ad un susseguirsi di eventi politici e guerre, ma che lascia l'amaro in bocca per il senso di sacrificio devastante che, sino all'ultimo, emana dalle due figure. 







Il bello delle serie cinesi è che anche la più scanzonata propone un messaggio morale. In un dramma vero e proprio come The Legend of Xiao Chuo la trama offre molteplici spunti di carattere morale ad insegnamento alle generazioni attuali. La centralità ed il rispetto della famiglia, ancora fondamentale nella Cina di oggi, viene fuori con prepotenza sullo sfondo di intrighi e giochi di potere che distruggono legami di sangue. La profonda corruzione di poteri politici derivante da sistemi feudali legati all'ereditarietà ed al nepotismo dei clan dominanti anziché alla meritocrazia (tra le cause scatenanti della rivolta contro l'ultima dinastia Qing) è un'altro dei temi posti in risalto. Il messaggio femminista viene messo in luce nel momento in cui il destino delle tre sorelle appare tragicamente manovrato dai rispettivi potenti mariti, ed ognuna delle donne, per motivi diversi, pare uscire sconfitta. 








Anche la relazione con Derang di una Yanyan oramai vedova non può vivere alla luce del sole: se l'Imperatore poteva possedere anche 100 concubine, l'Imperatrice doveva restare moralmente ineccepibile per non diventare bersaglio di manovre politiche misogine. Nonostante la benedizione agli innamorati impartita dallo stesso marito-imperatore Mingyi sul letto di morte, ed in seguito di quella del figlio, in quanto donna di potere Yanyan è prigioniera del classico bullismo patriarcale che purtroppo persiste ancora oggi ovunque. E stiamo parlando di una società, quella Khitan (proto-mongola), in cui le donne godevano di una libertà ed un rispetto ben più ampi a paragone con le altre. L'approvazione incondizionata dell'adolescente e futuro Imperatore della relazione tra la madre e Derang, che rispetta ed ammira profondamente, rappresenta invece un momento molto importante: dopo una serie di comportamenti immaturi ed irrazionali da parte di adulti che dovrebbero, per le loro cariche, dimostrare temperanza e raziocinio, è un ragazzino a fornire il messaggio più importante, ovvero quello di trovare la felicità nell'amore superando ogni convenzione.

 


 

Alla resa dei conti, dopo le dure prove che deve affrontare come donna e come regnante, la figura di Yianyan/Xiao Chuo risulta davvero immensa. Attraverso le sue dolorose rinunce, accettate con spirito di sacrificio (al pari di Derang), non si può fare a meno di vedere l'evoluzione di una donna che, benché prigioniera del proprio enorme ruolo di Imperatrice e sola governante di un paese instabile, s'erge su tutti con una forza ed intelligenza eccezionali. Lo spirito di abnegazione e la tenacia nel difendere il regno per migliorare la vita dei sudditi ne fanno un personaggio tragico dal lato personale, ma potentemente eroico ed universale. Se due delle sorelle escono sconfitte dalla vita, Xiao Yanyan mostra sino alla fine una dignità immensa che arriva sino ai nostri giorni. 






Al contempo, il personaggio di Han Derang, magistralmente interpretato da un Shawn Duo che già aveva dimostrato tutto il suo carisma ed espressività nel 2017 in Princess Agents, non può che provocare un'infinita tenerezza. Ma anche ammirazione per la devozione indistruttibile nei confronti della donna a cui è stato costretto a rinunciare, per la capacità di autocontrollo e sacrificio pur di poterle rimanere platonicamente accanto, per la magnanimità con cui perdona un amico (Mingyi) a cui aveva giurato eterna fedeltà, nonostante la terribile ferita da egli infertagli nel momento in cui si appropria della sua donna. Derang è insomma l'eroe silenzioso, il cavaliere nobile ed integerrimo pronto a dare la vita per gli ideali più nobili. La nordica bellezza, davvero straordinaria, di Shawn Duo rappresenta infine la ciliegina sulla torta!!!










Trovate la serie intera su YouTube con sottotitoli in inglese. 

Sottotitoli in italiano (incompleti) su Viki.

A presto per il TERZO POSTO!!!













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