MY FAVORITE DRAMAS OF 2020: 2ND PLACE





WINTER BEGONIA



 Con le dovute eccezioni, WINTER BEGONIA non è certamente una serie per il pubblico dei giovanissimi attratti dal mondo glitterato degli idol (a cui nemmeno la sottoscritta si sottrae, mica sono scema!), ma se avete l'abitudine di leggere le recensioni delle serie più apprezzate, questo titolo non vi sarà nuovo. I due protagonisti principali sono l'avvenente 43enne Huang Xiao Ming, caro ad una generazione non più adolescente, ed il 33enne Andrew Yin, non particolarmente noto per il suo aspetto quanto per la bravura e simpatia. Questa è la dura realtà del mondo mediatico, dominato dall'apparenza e dal fuggevole feticcio della gioventù... Eppure Winter Begonia è una vera gemma che merita di essere visto con attenzione, poiché celebra l'appassionato ritorno di fiamma da parte della Cina nei confronti di uno dei suoi meravigliosi Patrimoni Culturali Immateriali: l'Opera di Pechino.




Tratto da un romanzo BL (di cui restano moltissimi ineffabili momenti in cui la profondità dei sentimenti tra i due protagonisti maschili è palpabile), narra la storia di due individui radicalmente diversi tra loro, eppure anime gemelle. Si tratta di Chang Feng Tai (Huang Xiao Ming), ricchissimo ed influente mercante dalla dura scorza, e Shang Xi Rui (Andrew Yin), un giovane e talentuoso attore dell'Opera di Pechino. Il fatale incontro tra i due, in cui Chang riscopre il suo grande amore per questa squisita forma d'arte, legato alla figura della madre la quale scelse di abbandonare la famiglia per perseguire la sua Musa artistica, avviene durante il turbolento e sanguinoso periodo dell'invasione giapponese (1937).







Sposato per convenienza ad una ricca ed elegante donna di famiglia aristocratica, Chang vive una vita famigliare normale (vuole bene e rispetta la moglie e cerca di dare il meglio ai figli) e, nel contempo, un'avventurosa vita lavorativa che lo porta spesso a diretto contatto con bande di banditi e la guerriglia contro gli invasori (Chang è un patriota convinto e rischierà la pelle per dare il suo contributo contro l'avanzata del nemico). Nei momenti di pace, spesi interamente ad ascoltare le performance prodigiose dell'ipnotizzante Shang, ne incoraggia e sostiene economicamente l'appassionata ma controversa impresa di innovare il genere operistico. Quello di Chang è un personaggio chiaro-scuro: dietro alla padronanza di sé, al coraggio risoluto ed al charme dal sorriso devastante, vi è la ferita segreta ma lacerante di chi sa, in tempi drammatici e pericolosi, di dover sacrificare un amore profondo per il bene della patria e della famiglia. Si tratta di un tema ricorrente della narrativa mondiale, che tuttavia nella letteratura e nel cinema cinese presenta risvolti particolarmente struggenti. Al contrario di quella americana, per esempio, dove il sacrificio genera automaticamente la figura individualista dell'eroe invincibile su tutto e tutti, in quella cinese rinunce e sacrifici plasmano figure malinconiche, struggenti, il cui ego pare tramontare lentamente sino a scomparire in silenzio nel mare della collettività. In questi strani tempi in cui si è perso il senso del sacrificio reale, forse vale la pena fare una riflessione sulla bellezza di questo messaggio (che si vuole credere tanto lontano dalla mentalità occidentale, dimentichi del fatto che l'etica cristiana che ci ha plasmati da ben 2000 anni si fonda assolutamente sull'empatia collettiva = fratellanza).





La trama di Winter Begonia è molto coinvolgente. Shang Xi Rui è un orfano cresciuto all'interno della Compagnia teatrale diretta dal padre, che eredita giovanissimo. Insieme alla determinazione ed al talento di un genio innovatore, possiede il cuore d'oro di un fanciullo irascibile ed irragionevole. Non cerca la fama e non teme la durezza della vita (gli attori dell'Opera di Pechino sono sottoposti sin da bambini alla coltivazione delle arti marziali, quindi ad un regime fisico e mentale durissimo), ma spesso si lascia travolgere dal suo infuocato estro artistico. Per lui non vi è alcuna differenza tra arte e vita, e presto la presenza rassicurante e suadente di Chang al suo fianco diventa sempre più importante. Shang è un sopraffino interprete di ruoli femminili Dàn e, una volta truccato per la scena, Andy Yin assume davvero sembianze incantevoli, ricordandoci come l'illusione del pesante trucco orientale tradizionale crei suggestioni potentissime (vedi anche il fascino della geisha giapponese). Oltre all'agro-dolce storia d'amore platonica tra i due, è proprio la magia evocatrice, aliena sì ma incredibilmente toccante, dell'Opera di Beijing a soggiogarmi completamente.






Winter Begonia ci offre uno dei momenti più memorabili degli ultimi anni quando Chang Feng Tai, invitato ad una rappresentazione della Compagnia di Shang Xi Rui, rimane folgorato dalla drammatica bellezza della scena e del suo protagonista. La serie è stata girata con un forte taglio cinematico (ottima la scelta di colori neutri -fatta eccezione per la meraviglia dei costumi e dei trucchi teatrali- che riflettono il triste periodo storico, e l'uso dei chiaro-scuri a dare profondità alle fortissime emozioni dei personaggi) ed è in questo particolare frangente che essa rivela tutta la sua poetica attraverso riprese assolutamente magiche... Improvvisamente scompare il teatro, il pubblico e gli attori: resta solo Chang, in piedi ad ascoltare Shang che gli parla direttamente nell'intimo. Risucchiato nel vortice travolgente dell'opera, ora ne capisce appieno il significato, che svela risposte a vecchi tormenti. Alla fine della rappresentazione, sconvolto dalle rivelazioni, tornerà a casa a piedi: mentre sulle strade buie e deserte cade una folta neve, si ode la sua voce che mormora una frase indimenticabile che traduco liberamente così: "(...) L'attore sul palco non si rende conto di far parte di un dramma, mentre lo spettatore non si rende conto di far parte di un sogno..." (Episodio 6)





 

Da critica di musica e cinema asiatico, non posso non menzionare come la trama di Winter Begonia ricordi il celeberrimo Farewell My Concubine, romanzo di Lilian Lee del 1985, poi tramutato in un film di enorme successo internazionale nel 1993 - Palma d'Oro al 46esimo Festival di Cannes e candidato al premio Oscar come miglior Film Straniero. Per i cultori, è interessante trovare piccoli e grandi dettagli che omaggiano apertamente il film. In secondo luogo, la serie presenta l'OST più bella dell'anno (insieme a quella di The Wolf), su cui trionfa la struggente omonima sigla di apertura cantata da Lu Hu, un mix tra pop melodico ed Opera di Beijing che incapsula tutto il dramma e la dolcezza malinconica di un amore tanto grande quanto impossibile. Questo pezzo ed il personaggio di Shang Xi Rui hanno riaffermato la mia convinzione di quanto l'animo passionale e melodrammatico cinese sia veramente affine a quello italiano... 




Spero che le immagini che seguono vi invoglino a dedicare un po' del vostro tempo a Winter Begonia: lo trovate su YouTube con sottotitoli in inglese LINK per chi se lo vuole godere in versione XL su SmartTV, e su Viki con i sottotitoli in italiano.































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