STORIA DEL SIGILLO CINESE



Ammirato da sempre su dipinti tradizionali cinesi e giapponesi, e visto mille volte nei C-drama in costume, desideravo da tempo sapere di più sulla storia del sigillo. Il rituale della firma con sigillo è emozionante per via della squisitezza dei materiali e la raffinatezza di un'immagine finale che evoca una storia millenaria. 

La leggenda vuole che l'Arte della Penna di Ferro, ovvero della produzione dei sigilli, abbia inizio con il primo imperatore cinese. Tale leggenda racconta che il primo sigillo venne prodotto in epoca Qin da colui che unificò per primo la Cina nel 221AC, Qin Shi Huang. Egli ordinò la manifattura di un sigillo in preziosa giada bianca, che chiamò Xi. Simbolo dell'autorità divina dell'Imperatore, il sigillo portava la seguente iscrizione: Nominato dal Regno Celeste per godere di Longevità e Prosperità




In realtà i sigilli erano in uso già durante la Dinastia Zhou (XII-III secolo AC). Ne esistevano infatti due tipologie: il sigillo ufficiale di Stato ed il sigillo ufficiale per le transazioni commerciali. Anche se ancora non si trattava di sigilli personali, sotto la Dinastia Eastern Zhou anche gli ufficiali di stato più prominenti iniziarono a portare un sigillo di riconoscimento. 

Sotto la Dinastia Qin i sigilli imperiali erano quindi già un simbolo di potere e stabilità statale. Gli Xi erano in realtà 7, di cui uno era personale all'imperatore stesso. I sigilli in uso dagli ufficiali imperiali si chiamavano invece Yin, che è il nome in uso ancora oggi. 




Il primo imperatore della Dinastia Han, Han Gaozu, ereditò il sigillo Xi protagonista della leggenda citata sopra, che egli indossava nelle cerimonie ufficiali. Questo importantissimo simbolo imperiale venne smarrito per sempre in epoca Jin (266-420DC), causando non pochi problemi alla nuova dinastia, schernita per essere priva la protezione del Cielo.  


(Foto di sigilli Han impressi su argilla)



Presto venne creato un nuovo sigillo che legittimasse lo status dell'Imperatore Celeste. A partire dall'epoca Han (206AC-220DC) l'arte della produzione dei sigilli aveva raggiunto vette sublimi, con l'istituzione di un Ministero dei Sigilli che ne regolamentava sia le tecniche dell'intaglio che la distribuzione finale. Oltre agli Xi (sempre in giada) e Yin (in bronzo), venivano anche prodotti in grande quantità sigilli di minore qualità utilizzati da ambasciatori ed emissari. 

Insieme alla accresciuta raffinatezza stilistica dell'intaglio dei caratteri presenti sui sigilli, in epoca Han vennero anche creati degli accessori con precisi significati legati sia al rango dei possessori che alla tradizione religiosa. Si trattava del shou, ovvero il cordone a cui veniva appeso il sigillo, ed il niu, il top intagliato a viarie figure di animali, con tanto di foro attraverso cui passava il cordone. 





Shou
e niu dovevano aderire a specifiche forme e colori strettamente abbinati a seconda del possessore del sigillo. Per esempio il niu dei principi era il Cammello ed il shou era quasi simile a quello dell'imperatore. Ministri e generali avevano come niu la Tartaruga ed il shou era un misto di viola e bianco. Si conoscono questi dettagli poiché in questa epoca era costume seppellire i morti insieme al proprio sigillo, per cui ne sono stati rinvenuti moltissimi.

Il niu dell'imperatore era la Tigre, mentre il shou era un cordone di seta fatto di 5 colori: giallo (colore dominante), rosso, verde chiaro, verde scuro e bianco. La scelta dei colori e delle figure era strettamente legato al sistema delle dottrine dello Yin e Yang ed i Cinque Elementi (Terra, Acqua, Fuoco, Legno, Metallo) risalenti a varie centinaia di anni prima dell'era cristiana. 




Con la caduta della Dinastia Han, il sigillo perde il suo carattere ufficiale, e diventa di uso comune: ci si incide il proprio nome, rime poetiche o il nome della propria villa. Ciò significa tuttavia che l'Arte della Penna di Ferro vera e propria si va perdendo poco a poco. Giunti all'era Tang e Song, anche se l'uso ufficiale dei sigilli viene parzialmente reintrodotto, il loro utilizzo personale, e l'intagliatura nello specifico (considerato un hobby dannoso in quanto superfluo) viene scoraggiata da un'ondata di confucianesimo zelota. 

Sotto la Dinastia Song tuttavia diventa di moda collezionare gli antichi e preziosi sigilli della Dinastia Han, tanto che se ne inizia una vera e propria catalogazione giunta sino ai giorni nostri chiamata Xuanhe Yinpu, dal grandissimo valore storico. In questa epoca i sigilli iniziano ad essere utilizzati per marcare il possesso di libri scolastici o novelle.




L'interesse nell'intaglio dei sigilli in quanto forma d'arte rifiorisce verso la fine della Dinastia Ming, grazie ad un gruppo di famosi artisti e letterati di Suzhou, tra cui i celebri Wen Zhen Ming e Tang Yin. Devoti all'apprendimento e la pratica delle arti tradizionali degli antichi maestri, quali pittura e calligrafia, continuarono ad iniettare nuovo vigore nell'arte dell'intaglio dei sigilli, innescato dal padre di Shen Ming, Wen Peng.

Wen Peng (1470-1559) aveva studiato con passione le tecniche e l'esterica dei sigilli di epoca Han, e presto la sua arte raggiunse livelli di perfezione assoluta. Insieme al collega He Zhen, egli è considerato il padre dell'intaglio di sigilli dell'era moderna. Il loro stile, dai tratti delicati ma al contempo alquanto intricato, può essere paragonato al periodo Rococo nell'arte occidentale. 




La stessa reazione nei confronti del Rococo avvenne in Cina con l'avvento della Dinastia Qing, dove l'arte del sigillo diventa più sobria, con una semplificazione dei caratteri. Questo periodo paragonabile al nostro Neoclassicismo, ritornava alle origini dei sigilli Han. Apparvero varie scuole in tutta la Cina, tra cui le più rinomate furono la Zhejiang School (caratteri lineari) e la Anhui School (caratteri ricurvi).

Fu la prima a sopravvivere alla storia, con maestri che divennero molto famosi nel XX secolo, come Wu Changshi, considerato l'ultimo dei grandi. Tuttora i sigilli cinesi si distinguono per l'uso dei caratteri antichi, di cui ne esistono otto specie. Un intagliatore di sigilli deve pertanto essere anche esperto in etimologia, ed un artista versato nelle arti tradizionali (letteratura, pittura, calligrafia ed archeologia - per via delle iscrizioni su rocce, bronzo e monumenti storici).




Come nell'arte della calligrafia, l'arte del sigillo deve porre grande enfasi nell'equilibrio tra il singolo carattere e la composizione complessiva. Oltre a questo elemento fondamentale, deve essere anche palpabile quello che è definito come daofa, ovvero la maniera in cui viene utilizzato lo scalpello. Esistono infatti vari modi di impiegare lo scalpello: Double Cutting, Reverse Cutting, Flying Cutting, etc., che devono essere ben riconoscibili affinché il sigillo possa definirsi opera artistica. 

Esistono 6 leggi essenziali che regolano l'arte dell'intaglio del sigillo, che comprendono la presenza di vitalità, equilibrio, autenticità, coerenza tecnica e storica, e tocco artistico.  Esteticamente parlando, i sigilli si possono dividere in Divine, Exquisite e Competent. 




I sigilli possono essere intagliati in due modi: yangwen, ovvero con i caratteri tagliati in rilievo, oppure yinwen, in cui i caratteri vengono incisi. Quest'ultimo è il più antico: in epoca Han non esistevano sigilli con i caratteri in rilievo. 

I sigilli di qualità devono anche avere delle iscrizioni sui lati che portano il nome dell'artista intagliatore e del possessore del sigillo. Nei sigilli antichi si usava dilungarsi negli intagli laterali con lunghe iscrizioni, nei quali ogni artista possedeva un proprio stile riconoscibile. 




Inizialmente i sigilli dell'imperatore potevano solo essere di preziosa giada, tuttavia altri tipi di pietra divennero di moda. Il materiale più adatto è la steatite o pietra saponaria, roccia metamorfica somigliante alla giada, purché presenti una certa durezza nella sua consistenza "polverosa" a base di talco (proprio quello che si usa in cosmesi).

Altri materiali utilizzati sono: bronzo, oro, argento, cristallo, avorio ed un legno specifico, ovvero la radice invecchiata degli alberi di pruno e di bambù (tuttavia usati raramente per via del facile deperimento).

Durante un'asta di Sotheby's, il sigillo dell'Imperatore Kangxi (1654-1722), il secondo della Dinastia Qing, fu battuto per $12 milioni (nella foto qui sotto).




Va infine menzionato il tipico inchiostro rosso con cui si utilizza il sigillo, chiamata yinni, che significa letteralmente argilla per sigillo. L'inchiostro tradizionale più pregiato, utilizzato a corte, era composto da un impasto di elementi preziosi: cinabro (minerale rosso vermiglio contenente mercurio), polvere di perla, rubino e corallo, fibre di muschio e piante, oli essenziali. 



   

Oltre alla Cina, l'arte del sigillo si è sviluppata anche in Giappone, dove sono nate nei secoli parecchie scuole rinomate, che spesso si recarono in visita dai maestri cinesi. Alcuni hanno fatto parte della Xiling Seal Society, fondata a Hangzhou nel 1902 (Dinastia Qing), ma con radici sino nella Dinastia Ming. Uno di questi fu Kinoe Nagao, poeta, calligrafo, pittore di stile paesaggistico cinese e artista di intaglio di sigilli, il quale strinse amicizia con i letterati cinesi durante i suoi viaggi di studio sul Confucianesimo. 


(Xiling Seal Society, Hangzhou)






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